ICE CHALLENGE, TANTI PROBLEMI DA RISOLVERE

Testo e foto MARCO FERRERO

 

Una premessa è doverosa: chi in questo momento espone le proprie opinioni non lo fa per una posizione aprioristica negativa o per antipatia verso gli organizzatori, che anzi meritano stima e rispetto per il lavoro, talora improbo, che svolgono, ma perché ritiene che questa disciplina sia divertente e spettacolare e come tale meriti dignità, a maggior ragione in quanto unico tipo di competizione che si potrebbe godere nel periodo invernale ed in grado di attirare gli appassionati.

Vi sono tuttavia alcuni elementi che, proprio in tale ottica, non possono essere sottaciuti, e che è necessario siano oggetto di riflessione da parte degli organizzatori al fine di evitare che una serie che, doveroso ricordarlo, è stata capace di incrementare i suoi iscritti dalle 9 unità dell’edizione del 2017 alle circa 50 delle ultime due annate, possa perdere la sua credibilità e vanificare il buon lavoro sinora fatto.

In particolar modo, da quando la serie ha acquisto la titolazione di “Campionato Italiano”, non vi è stata edizione che non abbia perso, e sempre per ragioni legate al meteo od a problemi con i gestori / titolari dei tracciati, almeno un terzo delle gare inizialmente previste a calendario, con il record dell’edizione 2023 dove, a fronte di sette appuntamenti, se ne sono disputati solamente tre!

Con tutta l’onestà del caso, è impensabile, oltre che avvilente per chi vi partecipa, che un calendario debba essere perennemente stravolto riducendo drasticamente il numero delle tappe; anche se il regolamento lo prevede, un titolo nazionale serio non può, con tutto il rispetto, essere attribuito su tre gare a fronte di un numero più che doppio programmato, a maggior ragione se il fenomeno è perennemente ricorrente.

Se da un canto le condizioni meteo, specie di questi ultimi anni, possono essere un’attenuante (ma com’è che il Trofeo Andros si svolge regolarmente e l’annullamento di una gara è un evento eccezionale?) è altrettanto vero che, come lo scorso anno, mettere una gara a fine febbraio è un’utopia che equivale a pensare di fare sei al superenalotto giocando cinque numeri; sempre per prendere spunto dai cugini transalpini, sarebbe meglio partire prima di Natale, pensando di chiudere la stagione al più sulla 2^-3^ domenica di gennaio.

Quel che invece è difficile giustificare è che, tutti gli anni, i circuiti contattati (ed ufficializzati) all’ultimo momento diano defezione e le gare “saltino”; senza criticare nessuno, qui sembra emergere una questione organizzativa: possibile non si riescano a fare accordi che consentano il rispetto dei calendari, qualora definiti?…

Un altro punto, ma in questo gli organizzatori, cui si deve rendere atto di aver fatto di tutto per cercare delle soluzioni e per dare ad ogni nuova edizione delle novità, sono esenti da colpe sta, a fronte dell’incremento della quantità, in un non corrispondente incremento nella qualità, ed in questo, per quanto si è potuto captare seguendo la serie, i responsabili sono quella parte di piloti che non vedono di buon occhio la partecipazione di qualche “grosso nome”.

Un paio di anni fa Gigi Galli ha atteso la serie, stravincendola (e mica è colpa sua se è bravo!), ma i musi lunghi che si scorgevano nel paddock erano la cartina di tornasole che il campione di Livigno era percepito come una presenza ingombrante e che gli avversari volevano giocarsi la vittoria senza affrontare (piace vincere facile, eh?) un avversario più forte.

Un titolo italiano è sempre un bel trofeo da mettere in mostra, ma bisogna saperselo guadagnare (pure io sono capace a vincere se corro da solo!); la sostanza è che, come si suol dire, per dare un colpo alla botte ed un colpo al cerchio, si è finito col cercare di “nobilitare” con un titolo nazionale una manifestazione “di nicchia” trascinandosi dietro i limiti di un evento che, per crescere e consolidarsi, avrebbe bisogno di un reale salto di qualità.

Le vittorie finali (non è dato sapere quanto gratificanti) di Ivan Carmellino (al suo undicesimo titolo) nelle auto a quattro ruote motrici, di Jean Claude Vallino nelle due ruote motrici e di Simone Firenze nei kart cross, due nomi che siamo abituati a celebrare anche nelle gare di rallycross, chiudono la stagione 2023; la speranza è che gli organizzatori della serie sappiano capitalizzare quanto di buono fatto sinora e porre efficacemente rimedio ai limiti (ed agli errori) che al momento penalizzano una disciplina divertente ed attrattiva.

(foto di archivio)

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