F.1 Cosa è il rischio nella vita e nel motorsport

DI HERIBERT STOHR

Una immagine di Luca Salvadori tratta da Smanettoni.net

Salire su di una scala instabile per cambiare una lampadina è rischioso? Sì. Attraversare a piedi una strada mentre stanno sopraggiungendo delle automobili è rischioso? Sì. Utilizzare la bicicletta in mezzo ad un traffico intenso è rischioso? Sì. Giocare a bocce in un circolo è rischioso? No. Seduto sulla sedia e lavorare al computer è rischioso? No. Giocare a tennis è rischioso? No. Certo rischiare di bruciare l’arrosto con la passione per la cucina non è confrontabile col rischio che si prende un alpinista per soddisfare la passione per la montagna.

Indipendentemente dai rischi eventuali di vivere in società, è proprio l’accettazione del rischio, in relazione a soddisfare desideri personali, sul quale mi voglio soffermare. Anche il criminale deve tenere in conto che può essere arrestato o addirittura morire in uno scontro a fuoco. Ricordo che quando correvo in go-kart (tra i 15 e i 18 anni di età) accettavo il rischio di un incidente ma mi concentravo esclusivamente sulla prestazione che comprendeva il rischio della velocità più alta possibile. Preferivo i circuiti cittadini proprio perché più pericolosi erano e più potevo brillare rispetto alla concorrenza.

Roma Via Ostiense situazioni di rischio nella vita di tutti i giorni

Ho ancora due vertebre spostate per un clamoroso incidente a Pianoro mentre ero al comando. Anche i rally sono pericolosi e ho smesso quando ho capito che stavo pensando troppo mentre guidavo. Non esiste la guida istintiva (perché non siamo animali) esiste una guida riflessiva ma anche una guida intuitiva, automatica-scientifica-meccanica legata ad una capacità analitica velocissima e allenata a compiere gesti ripetitivi ed efficaci ovvero la qualità di un pilota da corsa dove mente e corpo lavorano in sincronia magistralmente. Quindi più si è giovani e più si rischia? In parte sì perché si è più impetuosi/incoscienti privi di un grosso bagaglio di esperienza.

Sicuramente, per ragioni di sicurezza, consiglierei a qualsiasi pilota di correre in autodromi ed evitare gare in salita, rally, e gare su strada o circuiti cittadini. Ha senso sfidare i muretti, i cancelli , i burroni del T.T. all’Isola di Man? Per molti motociclisti sì, per me no. La passione non deve mai prendere il sopravvento specie quando hai un’età matura, e grazie a quella ne hai viste tante e puoi distinguere. Per cui comprendo poco la scelta di Luca Salvadori, come di Joey Dunlop, di correre in circuiti stradali, dopo essere sazi da un punto di vista agonistico perché hanno provato tutto e continuare in gare di parrocchia diventa un modo per scacciare la noia casalinga in nome di una passione che deve avere un’alba e un tramonto o comunque un mantenimento senza mettere in gioco la propria pelle.

Il rischio è sempre presente in ogni attività sportiva

Sulle montagne muoiono i più esperti, significa che ci sono degli imprevisti impossibili da prevenire e decifrare e contesto vivamente lo sport estremo dell’alpinismo. “ Il rischio è l’eventualità di subire un danno connessa a circostanze più o meno prevedibili”. L’accettazione del rischio va gestito, va curato, va ponderato, va dominato, perché la passione va goduta senza che ella ci uccida. Non si sfida la morte, si sfida la vita.

Heribert Stohr

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