GIUSEPPE MAGNI foto ROBERTO GRITTI-MAGNI
Anonima Lombarda Fabbrica Automobili. Nei primissimi anni della sua vita, l’Alfa Romeo si chiamava proprio così. Come se si fosse trattato di una società qualsiasi, di una entità insignificante, anonima, appunto. In effetti, in Alfa Romeo le difficoltà non sono mai mancate, fin dai primi anni, dove le due guerre mondiali incisero pesantemente sulle vicende e, soprattutto, sulle casse della società lombarda.
Ma l’Alfa Romeo ha sempre avuto dalla sua parte una vitalità, una inventiva, una geniale laboriosità che ne hanno fatto, nel tempo, una delle più prestigiose e gloriose Case automobilistiche mondiali. Credo che la differenza l’abbiano fatta soprattutto gli uomini che l’hanno condotta o che ne abbiano portato i colori, dall’ingegnere Nicola Romeo a Enzo Ferrari, da Vittorio Jano a Ugo Gobbato, da Giuseppe Luraghi all’ingegnere Carlo Chiti.
Uomini veri, uomini tutti d’un pezzo, con una solidissima competenza tecnica ed una visione strategica incomparabili. Uomini soprattutto capaci di lasciarsi rapire dal fascino del Biscione e di profondere in esso tutta la profonda passione e l’enorme entusiasmo di cui erano capaci. Uomini talmente identificatisi con l’azienda, con la squadra per cui lavoravano che furono capaci di attirare in seno alla scuderia sportiva da corsa Alfa Romeo tutti i più grandi piloti, dagli anni venti, gli anni ruggenti, fino agli anni cinquanta.
E poi via via, fino ai giorni nostri, passando da Arturo Merzario a Vittorio Brambilla, da Bruno Giacomelli a Mario Andretti. Già Tutti i più grandi assi hanno corso e vinto con Alfa Romeo, da Tazio Nuvolari a Ugo Sivocci, da Antonio Ascari, Giuseppe Campari e Gastone Brilli Peri, capaci di vincere nel 1925 il primo campionato mondiale costruttori, antesignano della attuale Formula 1, a Nino Farina e Juan Manuel Fangio, i primi due campioni del mondo della stessa Formula 1 moderna.
Questi enormi successi sportivi costituirono un volano eccezionale per la popolarità del marchio e per il fiorire di una serie di modelli sportivi stradali leggendari, di una bellezza ed un fascino sconvolgenti. Una parte molto importante e rappresentativa di questi gioielli si è data appuntamento in questo week end a Monza, dove, grazie alla Scuderia del Portello, si sono potute ammirare ed ascoltare una miriade infinita di Alfa Romeo rombanti come si usava e si usa da sempre nel Motorsport e anche per strada, per chi vuole distinguersi, per chi vuole eccellere, per chi vuole stupire.
Alfa Romeo ha confermato anche oggi, nell’ incomparabile teatro del centenario Tempio della Velocità, tutta la sua vitalità, il suo fascino e l’attaccamento dei suoi uomini e del pubblico. C’era veramente un buon numero di appassionati oggi, a vedere le Alfa Romeo a Monza. E, tra gli innamorati veri, i Carlo Facetti, i Giorgio Francia, gli Andrea de Adamich, i Gianni Giudici, che tanto lustro hanno saputo dare al Biscione in pista, c’era anche il presidente Alfa Romeo Jean-Philippe Imparato, che ha indugiato non poco tra i modelli più gloriosi della Scuderia del Portello, magistralmente cantati dal gran capo Marco Cajani.
Il presidente Imparato ha confessato (NELLA FOTO IN ALTO) la sua personale passione e l’attaccamento al marchio. Un amore che accomunava tutti i presenti oggi a Monza e che conta appassionati in ogni angolo del mondo. Siamo più che certi che il presidente si sia portato via oggi da Monza l’energia giusta per far imboccare al Biscione una nuova strada di grandi successi, sull’onda della sua enorme storia e della sua incomparabile tradizione. Alfa Romeo è patrimonio italiano e mondiale.
Una ricchezza di cui andare fieri, una fortuna da proteggere e valorizzare. Il presidente sa certamente come fare. Non possiamo che augurargli buon lavoro, garantendogli che faremo il tifo per lui, come e più di quello stiamo facendo per Valtteri Bottas con l’Alfa Romeo Formula 1!