F.1 Quando il GP diventa un sogno di una notte di mezza estate

TESTO E FOTO DI GIUSEPPE MAGNI inviato a Spa

Quando mi corico, la sera, non penso mai ai sogni. Per la maggior parte delle volte, mi porto dietro i pensieri della giornata, del lavoro, della famiglia. Poi, però, qualche volta, i sogni arrivano. Non si sa da dove, da quando, non si sa neppure perché. Arrivano e basta. E non vi è neppure un interruttore, che so, un selettore, che permetta di prestabilire se un sogno debba essere sgradevole, cupo, pauroso, oppure dolce, luminoso, esaltante.

Qualche notte fa mi è accaduto di sognare un luogo davvero ameno: mi trovavo nel bel mezzo di una foresta di conifere, nella quale si snodava, seguendo i declivi più o meno accentuati del terreno, un nastro d’asfalto. Un nastro d’asfalto strano, contornato, qua e là, da pennellate rosse e gialle, oppure da ampi spazi, ora colorati, ora colmi di ghiaia, di quella a grana grossa. Mi trovavo esattamente alla fine di una discesa dritta alquanto ripida, che terminava con una curva a sinistra, sotto la quale scorreva un ridente torrente rossastro, dopo la quale, il nastro d’asfalto si inerpicava vertiginosamente verso una salita ripidissima, che dapprima svoltava a destra e poi spariva dalla vista, talmente era quasi verticale e sinuosa.

Dietro di me vi erano tante tende, dapprima pensavo si trattasse di quelle evangeliche, che l’apostolo Pietro voleva costruire per Gesù Cristo, per Mosé e per Elia. Ma non eravamo sulla sommità di una collina, bensì in una valletta, anche se qualcosa di paradisiaco ugualmente si percepiva.

Nel sogno un ristorante italiano a Pronsfeld in Germania gestito da Mario

Scesi dal muretto sul quale mi ero appollaiato per apprezzare meglio le sensuali curve che il nastro d’asfalto disegnava su quel terreno alquanto impervio, e mi avvicinai alle tende. Sotto le prime mi stupii molto di poter scorgere una bella fetta di storia delle corse in macchina, c’erano infatti, ben allineate e in bella mostra, una trentina di monoposto di Formula 1 degli anni ’70-’80-’90. Mi viene incontro un volto noto, una persona a cui voglio molto bene e che ha contribuito in maniera determinante a far vivere tantissime gioie ad innumerevoli appassionati: Claudio Bersini.

Claudio Bersini cura la “sua” Dallara della Scuderia Italia valore 600 mila euro

Però, niente male, questo sogno.

Lo saluto calorosamente. È lì per accudire una Dallara della Scuderia Italia, con la quale iniziò la sua avventura in Formula 1, per poi diventare parte di quella Scuderia Ferrari che vinse tutto con Schumi nei primi anni 2000. Rimango con Claudio a lungo, è piacevolissimo ascoltarlo, ha sempre mille cose da raccontare, soprattutto rimango ogni volta incantato dalla sua competenza e dalla sua perenne voglia di fare. Mi giro e, alle mie spalle, spunta Thierry Boutsen, il grande pilota belga, che mi stringe la mano e, subito, si infila nella Shadow di Tom Pryce e scende in pista, sorridendo felice sotto al casco.

Brundle nella sua Arrows dell’epoca

Questo sogno si fa sempre più interessante…

Improvvisamente, chissà da dove sono spuntati, qualcuno dice che si siano calati dall’alto del cielo, appaiono Eric van De Poele e Martin Brundle, che si infilano in un paio di vecchie Arrows e si lanciano in pista anche loro. Poi Claudio mi porta in un’altra zona di questa prima tenda, dove sono acquattate le Ferrari 312 T5 di Gilles Villeneuve, la F92A di Ivan Capelli e la 412 T1 di Jean Alesi. Ne rimango estasiato. Figuratevi lo stato d’animo, quando, di lì a poco, il grande Cleto Zini, il meccanico che si occupava di loro già all’epoca, mette in moto la 412 T1, facendo cantare alto il V12 più bello della storia dello sport.

Boutsen con la Shadow di Tom Pryce

Ma dove sarò capitato? Mi chiedo, senza ottenere risposta.

Nella seconda tenda un gruppo di multicolori vetture Formula 3, con i loro campioni lì in torno. Incrocio Maurizio Salvadori, patron del team Trident, che si complimenta con Leonardo Fornaroli, il suo pilota, evidentemente soddisfatti per aver ottenuto un buon risultato.

Salvadori team Trident col suo pilota

Improvvisamente, inizia a piovere. Torno verso il muretto dove stavo appollaiato all’inizio. Dalla discesa, avvolte in impenetrabili nubi d’acqua, iniziano a scendere le Formula 1 dei giorni nostri, La Red Bull, le Ferrari, le Mercedes, le McLaren. È un gioco di luci rosse in un cielo bigio di pioggia, in cui si tuffano, velocissimi, quasi alla cieca, Lewis Hamilton, Charles Leclerc, Oscar Piastri, Max Verstappen.

Che coraggio, questi ragazzi, a fendere in questo modo la pioggia, che copre totalmente i loro bolidi, impedendo quasi completamente la visuale davanti a loro, ma senza che abbiano un minimo di esitazione o di un qualsivoglia piccolo rallentamento. Che spettacolo, che cuore, che bello rimanere qui, a guardarli sfrecciare, sopra la curva a sinistra, al culmine della discesa, dove sotto scorre sempre, imperterrito e tranquillo, il torrente rossastro.

Troppo bello, per essere vero, questo sogno di una notte di mezza estate…

Si interrompe la pioggia, dietro di me un rombo possente: sono le Porsche GT, che stanno scendendo in pista per la loro sessione di qualifica. Mi trovo sempre in fondo alla valletta, nella zona dove sorge una incantevole costruzione storica recante un’insegna: Drivers Club. Sfilano numerosissime le berline di Stoccarda, ben decise ad aggredire la pista, che si snoda in mezzo alla foresta.

Tra di esse, quella del team Ombra Racing, che viene preparata davvero a pochissimi chilometri da casa, in Italia. Qui, però, non siamo in Italia, siamo altrove, il cielo non si decide a rasserenarsi. Lo fa poco dopo, quando si ode una musica solenne, sembra un inno nazionale, mentre in cielo sibilano rumorosi due, forse tre aerei militari da caccia. Eh, le nostre Frecce Tricolori hanno fatto scuola in tutto il mondo.

Leclerc galleggia in una nube d’acqua

Parte il Gran Premio di Formula 1, che mi sorprende in cima alla salita, giusto all’uscita della corsia box. Ho già salutato Claudio, e mi godo la gara da lì, temendo di svegliarmi di soprassalto, assaporando un bel sole estivo, che finalmente ha fatto capolino a riscaldare leggermente una bellissima arietta, rimasta fresca. I piloti della massima serie danno vita ad uno spettacolo estremo, favorito da un teatro che sembra stato creato direttamente dall’Altissimo per farci correre le automobili. Sorpassi, contro sorpassi, duelli sul filo dei decimi di secondo.

L’autore del servizio con Van De Poele

Sì, sono sicuro che, se avessi dovuto immaginarmi un sogno meraviglioso, non avrei saputo fare di meglio. Il bello dei sogni è che nascono da soli, si insinuano nel sonno e continuano, seguendo trame imperscrutabile totalmente incontrollabili. Quando si viene sorpresi da un sogno così, da uno di quelli come questo, che fa sospirare, emozionare, sorridere, bisogna solo sperare di continuare a tenere gli occhi chiusi, senza svegliarsi mai…

 

Condividi su: