F.1 Il sorpasso in carta bollata è quello che vogliono i tifosi?

DI PAOLO CICCARONE PER AUTOMOTO.IT

La F.1 appesa a un filo, troppe regole da un lato voglia di ribellarsi dall’altra

La Formula 1 non è più quella di prima con dei piloti davano il tutto per tutto ad ogni staccata. Adesso sono dei frignoni pieni di regole da rispettare. Adesso funziona tutto in carta bollata

C’è una regola per entrare nei box, un’altra sulla velocità da tenere, una norma che dice in quanto tempo cambiare una gomma, dove devono posizionarsi i meccanici, quando puoi lasciare la piazzola, quando devi affiancare o meno l’avversario, non superare la riga bianca che se poi la calpesti o la sfiori non si capisce dove comincia il centimetro vietato e dove quello buono e poi, ancora, non tagliare la curva, non tagliare il cordolo, via radio ti dicono gestisci qui, manovra là. E poi il lamento continuo: “Tizio ha tagliato, Caio mi ha stretto, Sempronio va penalizzato” e via di questo passo.

Norris Verstappen a muso duro, stile vecchia F.1 ma con tante polemiche

Poi capita che due si trovino quasi ad armi pari in staccata, quando una volta lì vedevi chi aveva coraggio e attributi, li vedi che si affiancano infischiandosene del DRS che permette sorpassi in rettilineo, trasformando quello davanti nella Panda del pensionato al mare da quello dietro, che diventa improvvisamente una GT. No, succede che ti giochi tutto in staccata, magari calcoli male il centimetro con queste monoposto che sembrano dei camioncini della spesa e ti tocchi. Rompi tu la gomma e la rompi all’altro, si finisce fuori in due, si cerca di resistere e qui scatta la norma dei 5 secondi, i 10, no la reprimenda e via così.

PILOTI FREGNONI I EROI DEL VOLANTE?

E’ diventata una F.1 da fregnoni (i piloti) che via radio si lamentano più che a guidare e basta e una F.1 da carta bollata, perché l’intento è proprio quello: prima di fare qualsiasi manovra, leggere le istruzioni, presentare domanda bollata al collegio dei commissari e poi provarci. Che se va male, scattano i 5 secondi forse 10 e via così. Con una serie di regole che hanno imbrigliato la fantasia, la voglia di menarsi di santa ragione e darci dentro vecchio stile. Perché poi, le nuove generazioni, cresciute con questo andazzo, mica capiscono che se uno è davanti ci vuole restare e se uno è dietro, deve provare ad andare davanti e provarci in tutti i modi.

Schumacher Montoya due che non le mandavano a dire e se le suonavano

Si osannano i piloti di ieri, amatissimi oggi, ma odiatissimi in quel periodo in cui in pista ne combinavano di ogni. Sarà che il tempo che passa lascia i ricordi piacevoli e nasconde quelli difficili, sarà che manca la cultura per capire le corse di una volta e cosa dovrebbero rappresentare. Alzi la mano chi si ricorda di Senna che entrava in pista, girava lento per disturbare gli avversari e poi faceva la pole. Grande pilota, unico nel suo genere. Oggi se Verstappen gira più piano di un certo tempo massimo imposto (anche questo è stabilito dalla federazione) scatta la sanzione e l’investigazione. Ayrton lo faceva spesso, una volta bloccò Alboreto che distrusse la sua Ferrari.

SENNA UN DURO, ALBORETO DI PIU’

In Austria, qualche tempo dopo, Michele vide la gialla Lotus attaccata agli scarichi e a oltre 300 all’ora inchiodò di colpo. Ayrton distrusse il muso, si prese uno spavento e una volta ai box Alboreto lo guardò negli occhi e gli disse: “Allora? Come va?”. Con Senna non ebbe più problemi. Schumacher, un altro che dalla F.3 alla F.1 non ci pensava due volte a sbatterti a muro. Chiedere a Frentzen in un GP del Canada, quando Michael uscì dai box, taglio la linea gialla e mise nell’erba il connazionale che fece un testacoda. Finì lì la cosa, come finì in Francia quando Michael fece una staccata assassina e centrò in pieno Senna, che sulla linea del traguardo, a gara fermata con bandiera rossa, alzò il dito in mondovisione spiegando al tedesco alcune cose. Normale amministrazione fra loro, come era normale correre e aspettarsi la difesa a oltranza del rivale.

Il controsterzo l’essenza del pilotaggio, andrebbe punito?

Non era un caso che Jack Brabham, e qui andiamo agli albori anni 60, era talmente ostico da superare, pure da doppiato, che lo chiamavano Black Jack. Era altra F.1, vero, ma l’essenza della competizione è stare davanti e provare a superare chi è davanti. Con correttezza, ovviamente, ma non da imporre una serie di regole e cavilli che prima di fare un sorpasso il pilota deve consultare il manuale del perfetto pilota. Che se poi sbaglia e tocca l’altro, apriti cielo. I social danno voce e libertà di insulto a chi ha problemi a parcheggiare la sua Panda, ma può insegnare a un professionista come guidare. Ma davvero è una generazione di fregnoni al volante? Non sarebbe meglio allentare le maglie e lasciarli correre senza tanti lacci e lacciuoli? E’ una F.1 in carta bollata quella che vogliono i tifosi? A voi la risposta.

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